Luca Gandolfi

Dottore in Scienze Politiche

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La democrazia diretta è un argomento che per troppo tempo è rimasto escluso dal dibattito pubblico in molte parti del mondo e soprattutto in Italia; certo si discute di referendum e di altri strumenti tipici della democrazia diretta, ma si esclude a priori la possibilità di costruire un sistema-Stato interamente strutturato sui suoi prìncipi e strumenti. Anche il mondo accademico, come pure quello intellettuale in generale, è assai restio ad impostare un discorso di questo tipo, forse per dei pregiudizi ormai endemici che inducono a credere nell’impossibilità pratica di realizzare un simile progetto, succubi di stereotipi che per lungo tempo hanno indotto a pensare che questa potesse essere solo una proposta utopica, senza soffermarsi troppo a riflettere sulle enormi possibilità offerte al giorno d’oggi dalle moderne tecnologie di comunicazione di massa multimediale e interattiva.

La scelta di affrontare questo argomento ha, quindi, come scopo primario quello di riaprire un dibattito serio e costruttivo all’interno del mondo intellettuale sulla democrazia diretta e sulle possibilità effettive di poter costruire un modello interamente basato su di essa, da sostituire - e quindi alternativo - a quello oggi dominante fondato sulla rappresentanza politica.

Potremmo prendere in prestito le belle parole utilizzate in un contesto diverso da S. Veca, ma che ben si adattano per descrivere parte delle questioni che verranno affrontate nel nostro studio:

"La modernità è il nostro orizzonte. Questioni di libertà e di eguaglianza, questioni di diritti, questioni di autorità e legittimità, questioni di sovranità, questioni di partecipazione e di rappresentanza, [...]"

In particolare, all’interno del nostro studio il nucleo centrale e portante sarà costituito dalla democrazia diretta, la cui trattazione verrà suddivisa in due grossi tronconi. Una prima parte introduttiva al tema, in cui si forniscono, prima di tutto, delle definizioni del termine "democrazia"; per poi passare alla presentazione delle due forme alternative di democrazia, quella rappresentativa oggi dominante e quella diretta; in seguito si presentano e si analizzano i precedenti storici, sia antichi che attuali, in cui si è realizzata una qualche forma di democrazia diretta. Sempre nella prima parte si evidenziano i legami intellettuali e ideologici che la democrazia diretta ha con altre correnti di pensiero, operando anche le opportune distinzioni. Vengono, poi, presentate alcune delle proposte già presenti in letteratura, assieme alle critiche rivolte ad esse. Infine, si incomincerà ad aprire un dibattito intellettuale, mostrando le risposte che i sostenitori della democrazia diretta sono in grado di opporre a gran parte delle critiche ad essa rivolte, integrate da una lunga serie di critiche sostanziali ai sistemi-Stato che oggi applicano la democrazia rappresentativa, suffragate da un’ampia documentazione empirica.

La seconda parte di questa tesi, invece, è rivolta alla creazione di un modello di democrazia diretta che si ponga come una reale alternativa ai sistemi democratici rappresentativi oggi dominanti in tutto il mondo. Non si tratta, però, di un modello esclusivamente politico-istituzionale, poiché esso cerca di raccogliere al suo interno alcune delle proposte di cambiamento che da tempo circolano negli ambienti intellettuali e accademici per quanto riguarda i vari aspetti che compongono le moderne società complesse, assemblandole insieme in modo armonico e dando così vita a un modello completo di democrazia diretta. Un modello che cerca cioè di tener conto di tutti i principali settori che compongono la società moderna, proponendo per ciascuno di essi delle riforme sostanziali in modo tale da porre le basi necessarie per la creazione di un nuovo sistema-società armonico e coerente con i prìncipi alla base della democrazia diretta, fondato principalmente su un ruolo più attivo e partecipativo dei cittadini. Un modello completo di democrazia diretta che comporterà, qualora venisse applicato, una rivoluzione globale che toccherà: le organizzazioni; le istituzioni, il processo decisionale e la struttura dello Stato; l’economia; il mondo dei massmedia e il ruolo educativo che essi dovranno svolgere, insieme a quello informativo. Infine, si porrà una certa attenzione sulle resistenze che potrebbero venire opposte qualora dal dibattito teorico si passasse a un reale tentativo di applicare il nostro modello basato sulla democrazia diretta; cercando, poi, di organizzare delle fasi di sviluppo che conducano all’applicazione del modello di democrazia diretta senza dover ricorrere a una rivoluzione violenta; preoccupandoci, infine, di come mantenere il più a lungo possibile in vita il nostro modello, qualora venisse effettivamente attuato.

Entrando maggiormente nello specifico, il primo capitolo si propone lo scopo di rispondere alla domanda "cos’è la democrazia?", analizzando le varie definizioni che i diversi autori hanno dato nel corso del tempo e cercando di cogliere da ciascuna gli elementi più significativi, utili alla costruzione di una nostra definizione di democrazia. La discussione si estende poi a due concetti filosofici, libertà e eguaglianza, che per lungo tempo sono stati identificati e confusi con la democrazia, di cui invece sono due condizioni necessarie, ma senza per questo essere la democrazia stessa. Il primo capitolo si conclude con l’analisi di un altro elemento fondamentale per la realizzazione e il mantenimento della democrazia, cioè la presenza di un sistema legale e giudiziario che ponga in essere uno Stato di diritto.

Nel secondo capitolo il discorso si evolve e giunge a distinguere le due diverse forme che la democrazia può assumere: quella rappresentativa (o indiretta) e quella partecipativa (o diretta). Ciascuna di esse viene definita in modo generale, per venire poi analizzata al fine di individuarne le caratteristiche principali, il funzionamento, le istituzioni tipiche, ed eventualmente i diversi modelli teorici o empirici.

Il terzo capitolo, invece, è finalizzato alla presentazione e all’analisi dei precedenti storici della democrazia diretta, cioè a tutti quei casi, nel passato come nel presente, in cui la democrazia diretta è passata dalla teoria all’applicazione pratica. Lo scopo esplicito di questo capitolo è quello di ribattere alle frequenti accuse di irrealizzabilità e di utopismo rivolte alla democrazia diretta. In particolare, al suo interno verranno analizzati: il caso della democrazia classica della polis di Atene, di cui si mostrerà la nascita e lo sviluppo, la struttura e le istituzioni principali, gli ideali politici su cui si basava e le considerazioni dei critici di tutte le epoche; quello della comune di Parigi; la democrazia referendaria diffusa in Svizzera, spiegando le sue origini, la sua struttura e le istituzioni che utilizza, e compiendo alcune considerazioni e valutazioni su degli sviluppi del sistema che si sono avuti in tempi recenti; concludendo con l’analisi dell’utilizzo degli strumenti di democrazia diretta in un sistema come quello USA fondato sulla rappresentanza,

Nel quarto capitolo ci occuperemo delle origini intellettuali della democrazia diretta, che possono, in parte, essere fatte risalire ad alcuni filoni ideologici, come l’anarchismo, il populismo, il socialismo, l’utopismo e il comunismo. In realtà la democrazia diretta ha in comune con essi solo alcuni elementi, mentre su altri si differenzia profondamente. Il nostro intento è proprio quello di rimarcare sia le similitudini che le differenze tra questi filoni e quello della democrazia diretta. L’anarchismo, il populismo, il socialismo, l’utopismo e il comunismo vengono presentati definendoli ed evidenziandone sia lo sviluppo ideologico nel corso del tempo, sia le caratteristiche principali, traendo poi da ciò gli elementi utili per un confronto con la filosofia alla base della democrazia diretta, rimarcando le differenze che le distinguono in modo chiaro da essa.

Nel corso degli ultimi anni sono stati costruiti e teorizzati nuovi e differenti modelli di democrazia diretta o partecipativa. Senza la pretesa di compiere un lavoro enciclopedico ed esaustivo di tutte le nuove proposte che la riguardano, il quinto capitolo presenta, a grandi linee, i modelli che vengono considerati più importanti e più interessanti ai fini del nostro studio. In particolare si esporrà il pensiero e le analisi degli autori più rappresentativi di quella corrente che si è sviluppata a partire dagli anni ‘70 nel continente nord americano e che è comunemente conosciuta col nome di "Nuova Sinistra" (New Left). Verranno poi presentate le analisi e le proposte di due autori, Barber e Cronin, che in anni più recenti si sono fatti carico di portare avanti il discorso del rafforzamento degli strumenti tipici della democrazia diretta all’interno dei sistemi politici democratici e rappresentativi, al fine di ridurre le distanze tra il cittadino e le istituzioni, aumentando così le opportunità di partecipazione attiva dei cittadini alla vita politica, ma anche sociale, culturale ed economica.

La prima parte di questa tesi - quella introduttiva alla democrazia diretta - si conclude col sesto capitolo, nel quale si cercherà di riordinare tutte le critiche rivolte fino ad oggi alla democrazia diretta, per valutarne la fondatezza, la specificità e collocarle nella giusta dimensione spazio-temporale. Per quei problemi che avranno dimostrato, dopo questa attenta analisi, di sussistere effettivamente all’interno dei modelli di democrazia diretta, si cercherà di individuare delle soluzioni, e se queste fossero impossibili da trovare, si confronterà l’entità di questi problemi con quelli posti dai sistemi basati sulla rappresentanza. Il capitolo si conclude con un breve e sommario accenno ai principali problemi posti in essere dai sistemi democratici rappresentativi, aprendo così le porte a un ricco e acceso dibattito che proseguirà nella seconda parte di questa tesi.

La seconda parte di questa tesi - come dicevamo in precedenza - è dedicata alla presentazione del nostro modello completo di democrazia diretta, il quale nasce da un lavoro intellettuale creativo e si pone lo scopo ambizioso di sostituire in breve tempo i modelli democratici basati sulla rappresentanza politica oggi ancora dominanti. Prima però di entrare nel dettaglio della presentazione di questa seconda parte, è necessario spiegare cosa si intenda col termine "completo" utilizzato poc’anzi: con esso vogliamo semplicemente sottolineare il fatto che non ci si limiterà ad esaminare l’aspetto istituzionale e strutturale del modello di democrazia diretta, ma si cercherà di analizzare a fondo come le modifiche apportate in quegli ambiti debbano necessariamente richiedere, e allo stesso tempo provocano, dei mutamenti anche in molti, se non addirittura in tutti, gli altri settori che compongono le moderne società complesse.

Il settimo capitolo - il primo della seconda parte - si occupa delle organizzazioni oggi presenti generalmente negli Stati democratici rappresentativi. Viene presentata la situazione dei partiti politici, oggi i principali attori della politica, sottolinenadone i problemi sia interni che esterni, e in particolare il rapporto problematico con la loro base elettorale una volta che si sono svolte le elezioni. Viene quindi posto il problema se la loro presenza sia effettivamente ancora necessaria e indispensabile nel momento in cui lo Stato venisse gestito attraverso l’uso intensivo degli strumenti tipici della democrazia diretta, dando una risposta negativa a questa domanda. Lo stesso tipo di riflessioni saranno condotte a proposito dei sindacati, di cui tuttavia verrà riconosciuta la necessaria esistenza, pur riformandoli profondamente dal punto di vista dell’organizzazione interna e attribuendogli alcuni nuovi ruoli. In seguito verranno analizzate le altre organizzazioni - come le associazioni degli interessi, i movimenti, i single-issue groups e i comitati organizzatori dei referendum - presenti nelle società moderne, il ruolo che hanno svolto nelle democrazie rappresentative e ciò che potranno diventare all’interno della nuova struttura della democrazia diretta; riflettendo sul ruolo che potranno e dovranno svolgere e sul tipo di azione politica che consentiranno di porre in atto.

L’ottavo capitolo è quello che spiega la struttura che assumerà lo Stato nel nostro modello di democrazia diretta, quali istituzioni saranno presenti e come si svolgerà il processo decisionale. La prima questione che verrà affrontata sarà quella della necessità di eliminare il Parlamento, istituzione fondamentale delle democrazie rappresentative, ma assolutamente inutile e superflua per il nostro modello di democrazia diretta. Verrà quindi spiegato in che modo avverrà il processo decisionale, privato dello strumento della rappresentanza, mostrando come attraverso l’uso del referendum esso possa avvenire in modo più rapido, chiaro, semplice e legittimo. A questo scopo verranno analizzate diverse ipotesi alternative di sistemi di voto, introducendo la possibilità non solo di poter scegliere direttamente una delle opzioni presenti, ma addirittura di esprimere l’intensità con cui la si sostiene attraverso un sistema di voto a punti e valutando l’opportunità di introdurre la possibilità di esternare la propria avversità per una opzione. Verrà inoltre chiarito in cosa consiste il nuovo sistema di governo, la sua composizione, le sue strutture, i suoi compiti e i meccanismi d’azione attraverso cui svolgerli. Anche la Pubblica Amministrazione subirà dei cambiamenti, finalizzati soprattutto ad offrire una maggiore efficienza, chiarendo anche quali prìncipi la dovranno ispirare. Infine, per quanto concerne la struttura dello Stato, si chiarirà come dovranno essere suddivisi i poteri al suo interno e si rifletterà su come il federalismo possa essere utile per gestire meglio uno Stato fondato sulla democrazia diretta.

Quali sono le istituzioni di cui la democrazia diretta necessita? Quali quelle che devono essere escluse? Come avviene il processo decisionale, e come vengono attuate le decisioni? Quale sarà la composizione, la struttura del Governo e della Pubblica Amministrazione? Quali le loro funzioni? Quale struttura avrà lo Stato? Queste, ed altre, sono le domande a cui verrà data una risposta nell’ottavo capitolo.

A più riprese abbiamo dichiarato che il nostro intento è quello di costruire un modello di democrazia diretta che sia il più possibile completo, che tenga cioè conto non solo dell’aspetto meramente istituzionale, procedurale e di organizzazione dello Stato, ma anche di tutti quegli elementi o settori che compongono le società complesse moderne, cercando di analizzare i cambiamenti da apportare al loro interno al fine di adattarli e armonizzarli al modello proposto.

Proprio con lo scopo di soddisfare questa esigenza, nel nono capitolo si punterà l’attenzione sul settore dell’economia. Dapprima si chiarirà fino a che punto si ritiene necessario introdurre qualche forma di democratizzazione-partecipazione nel mondo del lavoro e a quali livelli decisionali farlo: sì alla partecipazione parziale al livello decisionale alto e a quella piena al livello basso, ma solo in una fase finale dell’attuazione del modello completo di democrazia diretta e quando si saranno verificate alcune condizioni necessarie. Il nostro modello completo di democrazia diretta, per quanto concerne l’economia, prevede anche l’introduzione e l’estensione di una forma di proprietà dell’impresa del tipo delle public company, in cui però la proprietà spetterebbe agli stessi lavoratori e che potremmo quindi ribattezzare employees company, di cui verranno spiegate le caratteristiche principali. La nuova economia prevede inoltre una nuova organizzazione del lavoro che si adegui alle mutate condizioni socio-economiche, ma anche politiche, soprattutto all’esigenza di un maggiore tempo libero da dedicare alla politica partecipativa , ma anche a sé stessi e alla propria vita privata. Una nuova organizzazione del lavoro che prevede quindi una drastica riduzione dei tempi di lavoro e la riorganizzazione in turni lavorativi. A questo proposito si terrà conto in modo particolare delle considerazioni fatte da Gorz nei suoi scritti e delle 20 proposte di Aznar per riorganizzare il mondo del lavoro, integrandole con un sistema diversificato e flessibile di contratti di lavoro. Nel nostro modello, la morale dell’economia non potrà più fondarsi sul principio del massimo profitto, ma dovrà invece tenere sempre conto: del benessere della società nel suo insieme, e non esclusivamente a quello consumistico e materialista dei singoli individui; dell’ambiente naturale e dell’equilibrio dell’ecosistema; deve inoltre sviluppare una nuova sensibilità e attenzione nei confronti dell’uomo e delle sue esigenze psico-fisiche, dalla qualità della vita, al tempo libero per l’autorealizzazione e a quello necessario per la politica partecipativa. In ultimo verrà suggerita la politica economica che a nostro giudizio meglio si adatterebbe al modello completo di democrazia diretta, spiegando le ragioni di questa preferenza.

La presentazione del modello completo di democrazia diretta prosegue nel decimo capitolo, nel quale ci occuperemo di massmedia, di elezioni e di educazione; tre aspetti strettamente interrelati e intrecciati tra loro che acquistano un’importanza particolare soprattutto nel momento in cui il sistema politico-istituzionale, ma anche quello culturale, vengono completamente rinnovati e rivoluzionati. Nel momento in cui verrà applicato il nostro modello, i massmedia, vecchi e nuovi, assumeranno un ruolo ancora più fondamentale nell’informare le grandi masse sulle varie proposte politiche, legandosi così a doppio filo con gli strumenti della democrazia diretta, in particolare con il nuovo processo decisionale basato sul referendum. Nella presentazione dell’argomento emergerà l’importanza fondamentale dei nuovi mezzi di comunicazione di massa multimediali e interattivi per la realizzazione del nostro modello, essi infatti sono in grado sia di stimolare gli eventi a procedere nella direzione della democrazia diretta, sia di consentire un’enorme varietà di nuove opportunità ai propri consumatori. Certamente la diffusione di massa dei nuovi media interattivi risolverà molti dei problemi che attanagliano oggi i "vecchi massmedia" (televisione, radio ecc.), ma ne comporterà anche l’insorgere di nuovi che cercheremo di individuare in tempo, nel tentativo di prevenirli o quanto meno di essere in grado di risolverli quando si presenteranno.

Una nuova esigenza, legata al mutamento culturale necessario per adattarsi al nuovo modello di Stato e di società, renderà poi indispensabile la realizzazione di un processo di educazione delle masse da attuare attraverso i vecchi e i nuovi massmedia, affiancati in questo compito da un sistema scolastico rinnovato nella struttura e nei contenuti, che tenga anche conto della nuova organizzazione dei tempi e dei ritmi di vita presenti nelle società che applicheranno il nostro modello completo di democrazia diretta. Verrà inoltre introdotto un nuovo modo di vivere la formazione culturale a livello universitario lungo il corso di tutta la vita, che si affiancherà a quello classico dei corsi di laurea, e che cercherà di tenere in maggiore considerazione gli interessi degli individui concedendo loro una piena libertà nella scelta del tipo di corsi che di volta in volta vorranno seguire tramite quella che abbiamo battezzato "libera formazione culturale universitaria" e che potrà essere messa in atto utilizzando il "libretto culturale interuniversitario".

Con questo capitolo termina la presentazione del modello completo di democrazia diretta. Dovremmo essere riusciti nel compito parziale di rendere evidente a tutti che grazie alle nuove tecnologie di comunicazione multimediale e interattiva è finalmente diventato possibile attuare la democrazia diretta anche nelle società moderne, nonostante la loro notevole complessità. Il fatto, però, che la democrazia diretta sia diventata possibile, non ci aiuta a giungere alla sua effettiva realizzazione nella realtà.

Nell’undicesimo capitolo ci occuperemo appunto della questione della sua realizzazione pratica e delle resistenze che una simile proposta alternativa potrebbe incontrare. Assolutamente indispensabile l’identificazione di chi potrebbero essere gli attori individuali, sociali o istituzionali in grado di ostacolare l’affermarsi della democrazia diretta; e di quali strategie potrebbero adottare. Solo in questo modo, infatti, saremo in grado di individuare le risposte più idonee da dare per evitare o superare simili resistenze e giungere quindi alla realizzazione del modello completo di democrazia diretta. Si tratta, inevitabilmente, di un discorso ipotetico, fondato su una serie di congetture, che potrebbero anche rivelarsi assai diverse dalla realtà dei fatti, ma che, in ogni modo, è necessario fare per non rischiare di trovarsi completamente spiazzati nel momento in cui si vorrà passare dal modello teorico alla realizzazione pratica. Con questo obiettivo e allo scopo di evitare, finché possibile, il ricorso a una rivoluzione violenta, predisporremo delle fasi di sviluppo che riguarderanno, in un primo momento, la creazione e la distribuzione di massa delle tecnologie di comunicazione di massa multimediali e interattive necessarie per la successiva diffusione dell’informazione sul nostro modello - anch’essa suddivisa in fasi progressive - capace di creare il consenso indispensabile per la sua affermazione. Verranno anche approntate delle fasi di risposta alle resistenze del sistema esistente, che cercheranno di rendere meno istintive le reazioni che i sostenitori della democrazia diretta potrebbero avere al loro manifestarsi. Tramite queste fasi di risposta alle resistenze si cercherà, insomma, di evitare in ogni modo che la proposta politica portata avanti col nostro modello possa scadere in uno scontro fisico, violento e sanguinoso, poichè un simile modo di agire non è assolutamente in armonia con i valori alla base del sistema che vogliamo fare affermare e gli farebbe quindi perdere ogni legittimità. Infine, ci preoccuperemo di come, una volta applicato nella prassi, prolungare la vita al nostro modello. Questo obiettivo sarà raggiunto in modo quasi totalmente spontaneo, poichè sarà l’applicazione della democrazia diretta stessa a tutti i settori che compongono le società moderne a creare una atmosfera tale che nel medio periodo la politica partecipativa si trasformerà in una vera e propria filosofia di vita: una nuova religione che diverrà assolutamente indispensabile e a cui nessuno vorrà più rinunciare.

 

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