Giugno 2004 |
Articolo Only on line |
di Luca Gandolfi |
BATTAGLIE
DI CIVILTÁ:
Pa.C.S. (Patto Civile di Solidarietà):
un primo passo verso la civiltà
La proposta dell’onorevole Grillini (DS) e sottoscritta da altri 161 parlamentari: un passo avanti verso la civiltà per “le coppie di fatto” e un’opportunità per un riconoscimento giuridico delle coppie gay e lesbiche.
La
sociologia della famiglia è da tempo concorde sul fatto che nelle moderne
società complesse come quella italiana il concetto di “famiglia” ha assunto
ormai forme assai eterogenee. Diventa pertanto limitativo e fuorviante pensare
al concetto di famiglia restringendolo ai modelli tradizionali ed escludendo da
questo ambito tutte quelle situazioni estremamente reali e concrete che sono
rappresentate dal variegato universo delle “unioni di fatto”.
La
Legge italiana, fino ad oggi, ha manifestato una grave lacuna in questo ambito,
negando, attraverso un colpevole silenzio sulla materia, alle coppie di fatto
molte di quelle tutele giuridiche che spettano alle coppie che hanno contratto
il matrimonio.
Se
è vero che non spetta al legilsatore entrare nel merito delle scelte di vita
delle persone, è altrettanto vero che il legislatore ha il dovere di porre
rimedio a un vuoto legislativo.
Un
vuoto che potrebbe essere finalmente colmato grazie alla proposta di legge
denominata Pa.C.S., cioè il “Patto Civile di Solidarietà”, presentata in Parlamento
dall’onorevole Franco Grillini e sottoscritta da 161 parlamentari.
L’intenzione
è quella di offrire, alle coppie che non intendono impostare la propria unione
sulla base della regolamentazione civilistica del matrimonio, uno strumento
regolativo pattizio più snello. Va subito precisato, a scanso di equivoci, che
tale proposta non vuole in alcun modo imporre il nuovo istituto alle coppie di
fatto, ma, più semplicemente, offrire loro una possibilità di scelta in più
che si pone a metà strada tra le uniche due opzioni fino ad oggi esistenti: il
matrimonio tradizionale da un lato; e la totale assenza di qualsiasi
riconoscimento giuridico dall’altro.
In
una società democratica e amante della libertà, dare una possibilità di
scelta in più in un ambito così importante e delicato come quello della vita
di coppia è da considerarsi assolutamente positivo, da qualsiasi punto di vista
lo si guardi. Essere contrari vorrebbe dire voler limitare le possibilità di
scelta degli individui.
Qualche
esempio concreto chiarirà meglio l’importanza della proposta. Si vuole
evitare, ad esempio, che a chi ha convissuto con una persona, magari anche per
tutta una vita, possa essere negato addirittura il diritto di assistere il
proprio partner morente in ospedale o che le famiglie di origine possano negare
al partner l’accesso al luogo di cura.
Cosa
dire poi di tutte quelle coppie di fatto a cui la legge italiana (ponendo in
essere una vera e propria discriminazione) non concede neppure la possibilità
di optare per l’istituto civilistico del matrimonio? Stiamo parlando delle
coppie formate da persone dello stesso sesso, a cui la legge italiana nega la
possibilità di sposarsi.
Per
quale ragione alle coppie omosessuali o lesbiche deve venire negata una
possibilità di scelta che inviece viene concessa alle coppie eterosessuali?
Questo è in aperto contrasto e in palese violazione dell’Art. 3 della
Costituzione Italiana: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di
opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della
Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando
di fatto la libertà e l'uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori
all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Il
Pa.C.S. proposto da Grillini non è però un istituto rivolto in modo specifico
al mondo GLBT (Gay Lesbiche Bisex Trans), ma a tutte le coppie di fatto che ne
vogliano usufruire.
Certamente
il Pa.C.S., oltre ad offrire alle coppie eterosessuali una possibilità di
scelta in più, consente alle coppie dell’universo omosessuale e lesbico di
avere finalmente a disposizione uno strumento di legge che permetta loro di
risolvere alcuni problemi concreti attraverso una prima forma di
regolamentazione e di riconoscimento giuridico delle proprie unioni. Lo si
evince dalla stessa definizione del “Patto
Civile di Solidarietà” che viene data al punto 1 dell’Art.
2 della proposta di legge: “l’accordo
tra due persone di sesso diverso o dello stesso sesso, volto a regolare i
rapporti personali e patrimoniali relativi alla loro vita in comune.”
Si
tratta a tutti gli effetti di un patto scritto tra due persone che assume la
forma di un contratto, come viene esplicitamente detto all’Art. 9 (punto 1): “Al
patto civile di solidarietà si applicano, in quanto compatibili, le norme del
Codice Civile in materia di contratti.”
Metre
l’Art. 10 fornisce una raccomandazione sui rapporti personali: “Ciascun
contraente è tenuto a comportarsi secondo buona fede e correttezza,
collaborando alla vita di coppia in ragione delle proprie capacità e possibilità.”
Un
aspetto fondamentale del Pa.C.S. – lo dicevamo all’inizio – è la sua
maggiore flessibilità rispetto all’istituto del matrimonio. Lo si evince
anche dal modo assai più semplice in cui è possibile giungere allo
scioglimento del patto (Art. 18) poiché “Ciascun contraente ha diritto
di sciogliere il patto civile di solidarietà mediante atto scritto notificato a
mezzo di ufficiale giudiziario. Il patto si scioglie trascorsi tre mesi dalla
notifica.”
In
caso di scioglimento, rimane comunque la possibilità di rivolgersi al giudice
per stabilire a chi vada “[…]
l’affidamento dei figli comuni ad entrambi e la determinazione di un assegno
quale contributo per il loro mantenimento a carico del genitore non affidatario
[…]” (Art. 19).
Un
altro aspetto estremamente innovativo per la legislazione italiana è dato
dall’Art. 20, in cui si stabilisce che “Con
il patto civile di solidarietà i contraenti possono regolare le conseguenze
economiche dello scioglimento del patto.”
Insomma, si tratta di una proposta di legge estremente importante ed innovativa sotto molti aspetti. Sostenerla rappresenta una vera e propria battaglia di civiltà e, come tale, non dovrebbe necessariamente avere una colorazione politica, poiché è legittimo ritenere che dovrebbe essere negli interessi di tutte le forze politiche democratiche offrire sempre maggiori possibilità di scelta e di tutela giuridica a tutti i cittadini che fanno parte di una società in cui libertà e democrazia sono valori fondanti, eliminando tutte quelle discriminazioni che possono interferire con le scelte che ciascun individuo ha il diritto di compiere per quanto concerne la sfera sentimentale personale e di coppia.
Luca Gandolfi
Consigliere di Zona 5 (indipendente di CenstroSinistra)
Documentazione utile:
PACS - Testo della Proposta di Legge n° 3296
del 21 ottobre 2002
Il Patto Civile di Solidarietà
è una battaglia di civiltà