La Conca Anno X N° 5 - Maggio 2002   - www.laconca.org  - pag. 2    

DISCARICHE ABUSIVE NEL PARCO SUD

di LUCA GANDOLFI - luca.gandolfi@tiscali.it

Il problema delle discariche abusive all'interno del Parco Agricolo Sud Milano è tristemente noto da tempo, purtroppo sembra che nessuno se ne voglia occupare con la dovuta serietà.

Gli unici sono i consiglieri di zona che periodicamente segnalano con interrogazioni ed istanze alcune delle situazioni più eclatanti. Basti pensare che nella presente legislatura - cioè da giugno 2001 - sono già tre le istanze presentate (due del centrosinistra e una della Lega) e tutte inerenti le discariche abusive ai bordi delle vie Manduria e Selvanesco, all'interno del territorio del Parco Agricolo Sud Milano. Purtroppo l'unico esito che possono ottenere tali istanze è quello di fare intervenire l'AMSA per rimuovere il materiale di vario genere accumulato sui bordi di tali vie.

Significativa, per capire l'entità del problema, la risposta che l'AMSA ha fornito alla prima istanza presentata dai Democratici di Sinistra e sottoscritta da tutto il centrosinistra (PG 3488 del 28/09/2001): "[…] informiamo che il 24/10/2001 siamo intervenuti in via Manduria rimuovendo 573 quintali di rifiuti inerti e materiale eterogeneo; mentre il 24 e il 29/20/2001 abbiamo operato in via Selvanesco asportando altri 215,8 quintali di rifiuti misti."

Ancora più sconcertante appare quanto l'AMSA aggiunge dopo poche righe: "[…] poiché via Manduria e via Selvanesco sono note come località particolarmente soggette al fenomeno degli scarichi abusivi, periodicamente organizziamo interventi straordinari di pulizia radicale, interventi che purtroppo vengono vanificati in breve tempo dall'inciviltà di quanti hanno l'abitudine di utilizzare questi spazi come discariche a cielo aperto."

Il problema è proprio questo: la "rigenerazione" nel giro di pochi giorni delle discariche abusive. Una "rigenerazione" che è la diretta conseguenza di una pressoché totale impunità degli artefici di questo grave reato ambientale, vista la certezza che questi "criminali dell'ambiente" hanno di non essere colti sul fatto.

L'unico mezzo di dissuasione nei confronti di questi incivili avviene tramite la posa di cartelli di "divieto di scarico" che minacciano pesanti multe. Cartelli del tutto inutili visto che né la Polizia Municipale, né le Guardie Ecologiche Volontarie sono in servizio negli orari in cui vengono abbandonati questi rifiuti e l'ovvio risultato è l'impunità. Anzi, con molta probabilità i cartelli di divieto di scarico permettono a questi incivili criminali dell'ambiente (perché tali sono da ritenersi) di individuare con maggiore facilità i luoghi ove abbandonare in tutta tranquillità quintali di rifiuti che deturpano l'ambiente, inquinando il terreno e i canali.

Occorre una maggiore attenzione nei confronti di questo problema. Un'attenzione che fino ad ora non c'è stata da parte dagli assessori all'ambiente del Comune di Milano, della Provincia e della Regione Lombardia (tutti di centrodestra).

Cosa fare? Un'idea potrebbe essere quella di installare delle telecamere (opportunamente nascoste) nei pressi di quelle aree che spesso si trasformano in discariche a cielo aperto. In questo modo sarebbe finalmente possibile identificare i colpevoli di questo grave reato ambientale, sanzionandoli con le pesanti multe previste dalle leggi e sperando che questo serva loro di lezione affinché in futuro evitino di ripetere tale comportamento.

La tutela dell'ambiente sarebbe sicuramente un utilizzo più nobile delle telecamere rispetto a quello attuato fino ad ora dalla Giunta Albertini, volto principalmente alla raccolta di qualche multa in più nei confronti di coloro che violano le norme del codice della strada. Anche le eventuali telecamere poste a tutela dell'ambiente - ne siamo certi - sarebbero all'origine di cospicue entrate nelle casse cittadine, aspetto molto caro al Sindaco "ragioniere" e "amministratore di condominio" della nostra amata Milano.

Per noi il risultato più importante rimarrebbe un altro: una maggiore tutela dell'ambiente. Ma, come si dice: a ciascuno il suo.

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